venerdì 26 agosto 2016

GIORNO 9 (26.08)

Se doveva essere solo una giornata di trasferimento, beh, è stata movimentata.
Tutto comincia nella sala da pranzo della casa dei pescatori, dove sono stato gentilmente ospitato per la notte anziché passarla in tenda. Alle cinque del mattino gli ospiti della camera al piano di sopra, forse inebriati dai panorami nordici,  vengono colti da un attacco di romanticismo, per effetto del quale si innesca il caratteristico cigolio ritmico per i tipici quattro minuti scarsi. Sonnecchio male fino alle otto, orario a cui mi butto giù dalla cassapanca imbottita che mi è servita da giaciglio. Per le nove e mezza sono in marcia, animato da una sottile ansia per i vari passaggi che si dovranno concatenare oggi.
Arrivato all'abitato di Bremsnes, è talmente minuscolo che non riconosco la fermata del bus. Chiedo informazioni ad una stazione di servizio, una ragazza in un inglese impeccabile mi dà le dritte giuste per posizionarmi alla fermata corretta. Arriva il bus, il conducente scende e mi aiuta a caricare la bici nel portabagagli, e assai cortesemente mi prende e mi porge le borse! Completato il primo passaggio delicato, mi godo il breve viaggio che prevede di raggiungere Kristiansund per mezzo del tunnel sotto l'oceano. La discesa è ripidissima e fa impressione pensare al mare sopra la testa. La salita, se possibile, lo è ancora di più. Giunto dal lato opposto, il primo sguardo alla città è abbastanza deludente. Una località piuttosto anonima che non suscita attrazione. Gironzolo brevemente cercando un bancomat, e intravedo il traghetto veloce attraccare: una rapida verifica, e scopro di poter approfittare della corsa delle 12.00 anziché attendere le 16.45. Mi affretto e salgo a bordo. Dopo pochi minuti si parte. Una volta salpati il tempo peggiora molto e anche in fretta, con forte vento e pioggia fitta. Tutto sommato la navigazione è confortevole, ed in breve sortisce un invariabie effetto soporifero. Durante il tragitto, toccando Meknes, raggiungo il punto più a nord del viaggio, che è anche il punto più settentrionale dove sia mai stato in vita mia.
63.68587º Nord
9.66743º Est
Ho controllato: corrisponde alla Groenlandia, e all'Islanda.
L'arrivo a Trondheim sotto un cielo di un grigio mai visto è salutato da una temporanea cessazione delle ostilità da parte di Madre Natura, giusto il tempo di raggiungere la prospiciente stazione dei treni. Qui si verifica una di quelle svolte negli eventi che si reggono su minuscoli dettagli, su inezie, quisquilie, pinzillacchere. Ovvero: anziché precipitarmi all'ostello, prenotato da mesi, e buttarmi sotto la doccia, mi punge vaghezza di fare un controllino, piccolino, insignificante,  sul treno dell'indomani. In corrispondenza del convoglio che dovrei prendere, la biglietteria automatica mostra un curioso triangolino giallo con punto esclamativo. Mi rivolgo dunque alla biglietteria umana, per scoprire con profondo orrore che la corsa del treno che ho pianificato da mesi prevede un interruzione causa lavori sulla linea. Il bus sostitutivo non accetta biciclette. E fine della conversazione.
Ringrazio e mi allontano cercando di trattenere i lacrimoni, elaborando il lutto e trovando una soluzione alternativa. Consulto il vicino ufficio di una compagnia di bus: il molto gentile giovane addetto mi informa che, si, la loro compagnia non effettua corse fino a Oslo, ma ce n'è un'altra che le effettua,  vende i biglietti unicamente via internet, il numero per le informazioni a quell'ora è gia disattivato, ma chissà se accettano le bici.
Il ventaglio delle opzioni comincia a prendere la forma di uno stuzzicadenti, quando vengo fulminato da un pensiero: il treno notturno. Verifico, e la sera stessa è previsto il diretto notturno per Oslo, liscio e senza interruzioni nè trasbordi.
Rapido ragionamento su costi e benefici, e ad avere la peggio è la prenotazione in ostello. Pazienza. Dietro suggerimento dell'impiegata - che mi suggerisce di provvedere quanto prima possibile perché il treno si sta riempiendo in fretta - mi assicuro il biglietto e stop. Contatto l'ostello, e forse riesco a ottenere di non pagare la penale.
In ogni caso, dopo questo esercizio di flessibilità mi tranquillizzo un pò, mangio qualcosa, e nonappena spiove esco per fare la conoscenza della città.
Che inizialmente non trovo appassionante, poi via via che mi avvicino alla parte moderna scopro angoli degni di essere visitati. In particolare mi piace la zona dei vecchi bacini navali, ora riqualificati con locali e ristoranti. Una signora, indicando la bandiera, mi domanda se io sia scozzese. Povera lei. Mi ricorda quello che, ieri mattina in partenza da Molde, mi chiede se io sia svizzero. E va beh.....
Ma la pausa di tre ore concessa da Madre Natura scade, annunciata da un vento fortissimo e da nubi scure e minacciose in rapido avvicinamento.
Faccio ritorno alla stazione, rimangio un boccone, vengo contattato da un collega norvegese per vederci a Oslo l'indomani.
Salgo sul treno che parte in orario spaccato. È tutto completo in ogni ordine di posti.
Ora si tratta solo di riuscire a chiudere occhio.

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