giovedì 30 giugno 2016

I PREPARATIVI E L'ATTREZZATURA - LA BICI [e sondaggione finale]

La bicicletta dei miei viaggi, quella che mi ha portato un pò ovunque io abbia voluto negli ultimi anni, è l'indistruttibile Cannondale BadBoy, edizione 2012.
























































Il suo solido telaio in alluminio con geometria sloping e carro posteriore lungo non la rende esattamente leggerissima (viaggia attorno ai 11 kg), ma ne ho constatato la stabilità, robustezza e la sicurezza che ne deriva.

Originariamente nasce come un oggetto ibrido, stranissimo, una delle prime "urban bikes" apparse sul mercato, con piega orizzontale da MTB e V-Brakes. La scelsi fondamentalmente perchè presentava alcune fantastiche caratteristiche: le predisposizioni per il portapacchi, le predisposizioni postmount per i freni a disco e una forcella con sezioni oversize (la famosa Cannondale Fatty):































Con l'uso della bici per il mio pendolarismo giornaliero da casa a lavoro, però, ho cominciato a conoscermi meglio e sviluppare sensibilità diverse circa la postura in sella, le geometrie, la presa del manubrio, le esigenze di frenata sul bagnato.
Grazie ai ragazzi della Stazione delle Biciclette di San Donato Milanese ho quindi provveduto a rivoluzionare il mezzo:
  • ho sostituito i V-Brakes Tektro con i freni a disco Avid BB7 Road, rigorosamente meccanici (ti sfido a risolvere un'avaria ai freni idraulici se ti trovi nel bel mezzo del nulla);
  • ho sostituito la piega orizzontale Cannondale C2 con una da strada compact della Deda Elementi, per poter sfruttare anche la presa bassa e i suoi vantaggi in termini di aerodinamica e applicazione dello sforzo sui pedali;
  • ho sostituito l'attacco Cannondale C3 con un Cinelli Ant 84°/96° per 60 mm; accorciando la postura ne ho ricavato maggiore comodità in tutte e tre le prese (orizzontale, alle leve e presa bassa);
  • ho sostituito il tubo reggisella Cannondale C2 ad arretramento 40 mm con uno ad arretramento nullo (stessa considerazione del punto precedente);
  • ho sostituito i comandi al manubrio con le leve integrate da strada Shimano Claris da 8 velocità; cambio e deragliatore invece sono rimasti quelli originali Shimano Acera;
  • ho sostituito le ruote Cannondale C2 con due cerchi Ambrosio Pulse Disk da 26", montati con mozzi The P.O.G., raggi inox e dischi Avid da 160 mm, più pacco pignoni Shimano 11-32. Coi freni a disco, sei sicuro di fermarti in uno spazio ragionevole anche a pieno carico, sullo sterrato e sul bagnato. Come copertura ho trovato uno splendido compromesso con l'Hutchinson Toro 26x2.15

Come accessoristica ovviamente completano il tutto i doppi portaborraccia.

Questo è l'assetto con cui ho percorso, a pieno carico o meno, in viaggio o pendolando per andare a lavoro, circa 10000 km, forse qualcosina di più. Essendo ben collaudato, penso possa essere valido anche per questo nuovo viaggio.

Ultimamente ho anche fatto preparare anche una coppia di cerchi DT Swiss 699 da 700, montati disco, pacco pignoni 11-28, raggi inox e stessi mozzi The P.O.G., con copertura Continental SportContact da 28mm, che posso alternare con le precedenti nei giorni di beltempo.

Il risultato finale, nella mia umile opinione, teme pochissimi confronti per affrontare praticamente tutto.

Ma c'è un però.

Fino ad ora, nei miei viaggi, ho sempre affrontato tracciati misti, per i quali le coperture erano perfette.
Questa volta in Norvegia, invece, il percorso sarà interamente su strade asfaltate.

Vi rivolgo pertanto il seguente SONDAGGIONE per aiutarmi a decidere: 

SOLUZIONE A:
la soluzione già collaudata 26x2.15, che sarebbe valida anche in caso di maltempo, con un leggero effetto ammortizzante data la generosa sezione pneumatica,

oppure 

SOLUZIONE B:
sperimentare un viaggio (mai fatto prima) con i cerchi da 700 (a.k.a. 28"), magari con una copertura da 28mm un pò aggressiva con scolpitura gravel?

Ai lettori l'ardua sentenza.
(Ovvero fatemi sapere che ne pensate, nello spazio commenti qui sotto, aiutatemi!!!!!)



martedì 7 giugno 2016

L'IDEA E IL PERCORSO

E' dalla fine del precedente viaggio, la Norway Coast-2-Coast dell'agosto 2014, che rimugino quale potesse essere la successiva rutilante iniziativa.


Di idee in testa nel frattempo me ne sono passate parecchie, due delle quali mi hanno portato ad una vera e propria pianificazione, più o meno abbozzata: la prima, da Tangeri al deserto attraversando le montagne dell'Atlante, l'ho scartata per motivi, diciamo così, di "security", e la seconda, il giro delle Isole Lofoten, sempre in Norvegia, è riuscita a sopravvivere fino uno stadio di pianificazione avanzato, ma è naufragata a causa del triplicarsi dei costi del volo in meno di ventiquattr'ore.

E allora, stando all'idea iniziale, mi sono nuovamente rivolto alla Norvegia, memore dei suoi panorami, dei suoi profumi, delle sue atmosfere. Come Pollicino, nel 2014 ho seminato alcune briciole che vale la pena tornare a raccogliere.

Stavolta però ho disegnato un percorso che da Oslo punta dritto a nord, nuovamente verso il cuore montagnoso del Paese, attraversando parchi e passando da luoghi famosi per il loro pregio paesaggistico. Il termine del viaggio l'ho posto ancora una volta sull'Oceano Atlantico, però riservandomi di passarvi alcuni giorni, per vedere l'effetto che fa.





Dopo un primo traversone in fondovalle, che mi prenderà i primi tre/quattro giorni tra Lillehammer, Otta e Bismo, si comincerà a salire e - se ho visto bene - anche alla grande. Un primo dente porta sul fiordo di Geiranger, nota località UNESCO, dopodichè farò la conoscenza con la "Scala del Trolls" (Trollstigen), una salitella di svariati tornanti con pendenza, pare, a doppia cifra.

Dal punto di vista ciclistico prevedo un itinerario di circa 600 km, interamente su strada asfaltata, ma passibile di ulteriore allungamento a seconda delle varie diversioni che di volta in volta magari mi accadrà di fare. Il percorso "pedalato" vero e proprio prenderà il via da Lillehammer, che raggiungerò in treno da Oslo, e terminerà a Bremsnes, sull'isola di Averoy. Da lì in poi sarò costretto a prendere un autobus per raggiungere Kristiansund, data l'impossibilità di percorrere in bici il lunghissimo tunnel sotto l'oceano, unica via possibile da quel punto in poi.

Da Kristiansund mi imbarcherò su un traghetto veloce per Trondheim, punto estremo e più a nord del viaggio, da dove tornerò a Oslo in treno.

Tutto ciò dal 17 al 29 agosto prossimi. Il periodo l'ho scelto perchè in Scandinavia è quello che - statisticamente parlando - dà le migliori garanzie di beltempo prolungato. Metto comunque in conto di prendere pioggia, ma da quelle parti fa pendant.

Per adesso non ho ancora trovato nessuno che venga con me (ma ammetto di non essermi impegnato granchè a cercare compagnia).
In ogni caso, ogni compagno di viaggio è il benvenuto.

I successivi post descriveranno nel dettaglio i preparativi del viaggio.